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By Metroid (62.11.155.109) giovedì 15 febbraio 2001 - 21:03 |
Su ciò che volete.Divertenti,sadici,insulsi,nonsense,noir,gialli,stupidi,ironici,cattivi...Se non volete,pazienza.Io intanto vado ad affilare l'ascia bastarda bipenne,tiro su la ghigliottina,preparo il cianuro,carico la Colt Python,libero la vedova nera,apro la bombola del gas,annodo il cappio,apro la bustina delle Gillette,cucino un bel piatto a base di mucca fuori di testa,preparo la siringa che ho trovato stanotte dentro un cassonetto,porto sù la tanichetta di verde super,apro la finestra del decimo piano,afferro il Baygon e vado a insultare quei teppisti monellacci che la notte stuprano e ammazzano le donne che passano sotto casa...mi danno proprio fastidio,cavolacci!!!
By Gulliver (151.35.161.39) venerdì 16 febbraio 2001 - 02:38 |
La Canoa
Una società italiana ed una giapponese decisero, tempo fa, di sfidarsi annualmente in una gara di canoa, utilizzando equipaggi di otto uomini.
Entrambe le squadre si allenarono a fondo e quando arrivò il giorno della gara, ciascuna era al meglio della forma; furono i giapponesi a vincere, con un vantaggio di oltre un chilometro.
In seguito alla sconfitta, il morale della squadra italiana era davvero a terra. Il top management decise che in ogni modo l'anno successivo si sarebbe dovuto vincere e per questo istituì un project group per investigare sulle cause della sconfitta.
Il project group scoprì dopo molte analisi che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e solo uno che comandava, diversamente dalla squadra italiana che aveva un uomo che remava e sette che comandavano.
In questa situazione di crisi il management diede chiara prova di capacità gestionale: ingaggiò una società di consulenza (analisti di organizzazione, aggiungo io!) per investigare sulla struttura della squadra italiana.
Dopo mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c'erano troppe persone a comandare e troppo poche a remare. Con il supporto della relazione presentata dagli esperti, si decise di cambiare immediatamente la struttura della squadra.
Ora ci sarebbero stati 4 comandanti, 2 supervisori dei comandanti, 1 capo dei supervisori ed 1 ai remi. Inoltre si introdusse una serie di punti per motivare il rematore: "dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più responsabilità".
L'anno successivo i giapponesi vinsero la gara con un vantaggio di 2 chilometri.
La società italiana licenziò immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma tuttavia pagò il bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato.
La società di consulenza preparò una nuova analisi, in cui dimostrò che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato.
Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova canoa.
By AL (151.29.221.130) venerdì 16 febbraio 2001 - 12:25 |
Non dovrei ridere ma e questa filastrocca e' tragicamente vera .
By Silent (62.10.104.144) sabato 17 febbraio 2001 - 03:36 |
La versione che ho sentito io usava l' Uganda e le USL... ed era ancora più tragicamente vera.
By Gulliver (151.35.160.127) sabato 17 febbraio 2001 - 08:19 |
Due monaci giunsero ad un fiume sul bordo del quale una prostituta, che non aveva avuto la forza per attraversare da sola, aspettava. Chiese loro aiuto. Uno dei monaci rifiutò di toccarla mentre l'altro la caricò sulle spalle, la portò attraverso il fiume e la pose sulla riva. Mentre proseguivano per la loro strada, il primo monaco, inorridito dal fatto che il compagno aveva toccato la donna, continuò ad imprecare contro di lui. Questi, dopo un certo tempo si fermò e rivolgendosi al compagno disse: "Mio caro amico, ho caricato quella donna sulle mie spalle, l'ho portata attraverso il fiume e, giunto all'altra sponda, l'ho lasciata lì. Tu, invece, mi sembra, la stai portando ancora con te.
By Gulliver (151.35.160.127) sabato 17 febbraio 2001 - 08:24 |
Un matematico e un fisico stavano viaggiando insieme in treno per andare ad una conferenza e ciascuno doveva scrivere un resoconto della gita per i suoi colleghi. Il treno passò accanto ad un campo pieno di pecore nere e il fisico scrisse: "Ho visto un gregge di pecore nere."
Il matematico invece: "Ho visto un insieme di 116 pecore, ciascuna delle quali era nera su almeno un lato."
By Gulliver (151.35.160.127) sabato 17 febbraio 2001 - 08:26 |
Ma, scusate, ci scrivo solo io qua dentro?
By AL (212.24.1.52) sabato 17 febbraio 2001 - 08:57 |
A Me non mi raccontavano mai le filastrocche
forse per quello mi piace tanto leggerle.
By Gulliver (151.35.161.167) sabato 17 febbraio 2001 - 11:22 |
Pensate che un compromesso sia un modo equo per risolvere i conflitti? Vi racconto una storiella... Due bambini dovevano dividere una torta. Uno di loro proponeva che la dividessero a metà, mentre l'altro la voleva tutta per sé. Arrivò la mamma e sistemò la cosa con un compromesso: a uno diede un quarto della torta e all'altro tre quarti.
By Metroid (62.11.160.227) sabato 17 febbraio 2001 - 18:09 |
un'asinello carico di legna sta salendo su per un monte quando,all'improvviso,si imbatte nel maiale,che tutto tronfio e un pò sbruffone,gli fa:
"ehi asinello!Proprio non ti invidio...io mangio come un maiale-scusa il gioco di parole-dormo,mi diverto un sacco,vivo libero e coccolato mentre tu sgobbi dalla mattina alla sera,il padrone ti riempie di frustate se non cammini e alla fine ti becchi una misera carota per cena!Ahahahahahahaha!Che pena mi fai!" e l'asino
"ma tu non sei quello dell'anno scorso"
By Anonimo (62.11.160.227) sabato 17 febbraio 2001 - 18:11 |
appuntamento prossimamente con i gialli di Max Pikkante
By tads (62.98.64.217) domenica 18 febbraio 2001 - 00:46 |
...a casa di un futuro sposo arrivano frotte di parenti dal paese...giunge la notte e per dormire si sistemano alla meno peggio. In un lettino capitano il nonno e la nipotina...
...nel cuore della notte:
...nipotina: nonno..nonno posso prendertelo in mano??
...nonno: ...ma che dici ?...dormi che è tardi.
poco dopo
...nipotina: nonno..nonno posso prendertelo in bocca ??
...nonno: ma insomma...piantala e dormi.
passano 15 minuti
...nipotina: nonno..nonno me lo metti nella fighetta ??
...nonno: svergognata...smettila o lo dirò ai tuoi genitori.
...nipotina: nonno... basta che me lo togli dal sedere.
By Silent (62.10.105.152) domenica 18 febbraio 2001 - 01:23 |
Metroid io un racconto (anzi una sceneggiatura) nippo-robotica originale scritto tanto tempo fa ce l' avrei, ma è luuungooo... più di due pagine di Arial fittofitto. Dimmi se pensi che possa andare...
Saluti dalla notte
Silent
By Metroid (62.11.164.164) domenica 18 febbraio 2001 - 12:39 |
boh vedi se riesci a pubblicarlo a puntate...
By Gulliver (151.35.161.118) domenica 18 febbraio 2001 - 19:17 |
Non potendo più immaginare l'uomo moderno confronta.
Confronta la sua sorte con quella degli altri, e non è soddisfatto.
E tuttavia le cose si limitano ad essere.
É l'uomo che le analizza, le separa, le suddivide, e mai disinteressatamente.
All'inizio, di fronte all'apparente caos del mondo, ha classificato, costruito i cassetti, i capitoli, gli scaffali.
Ha introdotto il suo ordine nella natura per agire.
E dopo ha creduto che quello fosse l'ordine della natura, senza accorgersi che era il suo, che era stato stabilito secondo i suoi criteri e che quei criteri provenivano dall'attività funzionale del sistema che gli permetteva di entrare in contatto col mondo: il sistema nervoso.
L'uomo primitivo aveva la cultura della pietra scheggiata che lo univa, oscuramente ma completamente, al cosmo.
L'operaio di oggi non ha neppure la cultura del cuscinetto a sfera che costruisce con gesti automatici, tramite una macchina.
E per ritrovare il cosmo, per sentirsi parte della natura deve avvicinarsi alle finestrine che l'ideologia dominante accetta di aprire qua e là, nella sua prigione sociale, per fargli arrivare l'aria fresca.
È un'aria avvelenata dai gas di scappamento della società industriale, eppure quest'aria viene chiamata "cultura".
(Elogio della fuga)
By Silent (62.10.102.227) lunedì 19 febbraio 2001 - 01:12 |
OK... ecco qui "Kaze no Ryo", il racconto di cui parlavo. Due parole di premessa... il pezzo è stato scritto per comparire sul primo supplemento di AMMO, un GdR edito dalla Planetario (non ne avete mai sentito parlare? non mi stupisce...). Il Battlemover che viene citato è una tuta potenziata, il Kyozura è un' entità interdimensionale intangibile eccetto che alle onde psi.
Fatemi sapere...
IL VENTO DEL DRAGO
Esterno notte. Una villetta in periferia di Nagoya, circondata da alberi.
La macchina da presa si avvicina lentamente. I movimenti irregolari e il rumore di passi sull' erba fanno capire che le immagini rappresentano il punto di vista di qualcuno. In mezzo all' oscurità che dipinge tutto in toni blu e neri, si vede comparire un punto luminoso molto piccolo, vicino a un' auto parcheggiata lungo il viale che conduce alla villa.
Esterno notte. Vicino all' auto.
Un uomo vestito con giacca e cravatta viene ripreso di profilo appoggiato, quasi seduto, al
cofano dell' auto. Si sta accendendo una sigaretta con l' accendino, e ha messo a tracolla
una mitraglietta per avere le mani libere. Ripone l' accendino, riprende l' arma con la destra, e
soffia il fumo. "Certo che ci stanno mettendo un sacco di tempo. Spero proprio che questo
ritardo non significhi guai." Nettissimo, si sente il rumore di un rametto che si spezza.
Immediatamente, l' uomo reagisce girando su sè stesso e imbracciando la mitraglietta.
Passano alcuni secondi mentre l' uomo scruta i sui dintorni, senza che succeda nulla. L' uomo
sembra giungere a una decisione e prende con la mano sinistra un walkie-talkie che teneva
fissato alla cintura. La scena si confonde in una serie di flash, su diversi piani di ripresa, che
mostrano una figura indistinta con una lunga criniera saltare oltre l' auto, l' uomo spaventato che punta la sua arma, una grande mano con artigli lunghi almeno dieci centimetri, un' immagine astratta di righe rosse parallele che si disegnano in semicerchio su di un campo nero, spruzzi di sangue che macchiano il finestrino del guidatore.
Nero.
Esterno notte. La porta di ingresso della villa.
Un altro uomo, questa volta di colore, vestito con una camicia a disegni floreali e con un paio
di occhiali da sole, impugna una grossa automatica con mirino laser dando la schiena al muro a destra della porta. La telecamera lo inquadra in primo piano proprio quando un raggio di energia lo colpisce in mezzo alla fronte, lasciando un piccolo foro fumante. L' uomo conserva un' espressione sorpresa mentre si affloscia a terra, scivolando contro il muro. la telecamera continua a inquadrarlo anche mentre la porta, quasi fuori campo, viene aperta e richiusa.
Interno notte. Dentro la villa.
La macchina da presa si muove lentamente e irregolarmente, come se lo spettatore vedesse
attraverso gli occhi del misterioso assalitore. Le pareti sono ricoperte di foto di oggetti grotteschi, per lo più statue di pietra. Oltre al normale arredamento, diverse teche di cristallo contenenti anfore, libri, e altri oggetti palesemente antichi sono disposte in bella evidenza - appoggiate a piedistalli, appese al muro, riposte su scaffali. L' impressione è quella di un museo degli orrori, ma gli artefatti sono decisamente realistici: si riconoscono pezzi maya, etruschi, indiani americani, tailandesi, greci, e molti altri. Tutto è avvolto da un sudario di buio che suggerisce terrori nascosti dietro ogni angolo. L' unico rumore udibile sono i passi dell' aggressore. La macchina da presa si fissa finalmente su di una porta chiusa, sotto la quale traspare la luce accesa nella stanza adiacente.
Interno, luce artificiale. Un' altra stanza della villa.
Un orientale in giacca e cravatta, apparentemente disarmato, sta frugando metodicamente in
un cassetto. Si ferma per un attimo, poi estrae un libro e ne straccia la sovracoperta. Il libro
si rivela essere molto antico, e sulla copertina è ben evidente un pentacolo. L' uomo
sogghigna, ma la sua espressione di soddisfazione si trasforma in allarme quando si sente
il suono del legno frantumato. La telecamera inquadra la porta di ingresso della stanza,
dalla quale spunta un braccio metallico verniciato di bianco, con la mano dotata di lunghi artigli,
attraverso un buco aperto al centro della porta. Il braccio si ritira, si sente il rumore di un corpo
che cade, e poi la porta viene aperta, rivelando un Battlemover bianco, con una lunga criniera,
che riempie quasi completamente lo spazio dello stipite. La telecamera fa una carrellata
ravvicinata sul Battlemover, scorrendo dai piedi alla testa. Ogni dettaglio è evidente, in particolare
il cadavere ai suoi piedi, le insegne del CCC, e il lampeggio del visore rosso. Il Battlemover
entra, chinandosi leggermente e scavalcando il cadavere.
L' inquadratura cambia tornando all' uomo che digrigna i denti e indietreggia, stringendo
protettivamente al petto il libro. "E così", dice l' uomo sogghignando, "ci avete scoperti.
Peccato che siate arrivati tardi per il professor Kawamori; quel vecchio sciocco ha rifiutato
il denaro che gli offrivamo per il Libro di Aram, e non ha voluto sentire ragioni. Siamo stati
costretti a ucciderlo." La telecamera inquadra la stanza intera, con il Battlemover e l' uomo
che si fronteggiano agli estremi opposti. Il pilota del Battlemover parla con voce maschile:
"Signor Chang, la dichiaro in arresto per omicidio, consorzio con le forze della Sfera,
furto di materiale archeologico, e numerosi altri reati. I suoi quattro complici sono morti; non
ha via di scampo. Anche se" - la telecamera inquadra in primo piano il viso del pilota dentro il
Battlemover, che sta stringendo gli occhi - "spero che decida di opporre resistenza. Feccia come
voi non ha diritto di vivere da questa parte della Sfera." Primo piano sull' orientale. L' uomo
continua a sogghignare. "Oh, ma è un peccato. E' così tranquillo di qua." La telecamera
inquadra di fronte il Battlemover, come se fosse posta sul soffitto. Dal pavimento dietro di esso,
attraverso le assi, inizia a sorgere una figura mostruosa semitrasparente. Si alternano, da questo
momento in poi, inquadrature di questa scena con primi piani dell' orientale. "I nostri.. amici..
apprezzano molto le rare occasioni in cui possono venire a visitarci, a rilassarsi un po'.
Vede, lei non è stato preciso nella sua investigazione." La figura demoniaca è emersa fino alla
vita, ed estrae le braccia dal pavimento. "I miei complici non erano quattro." Il demone è
completamente fuoriuscito, ma la sua parte inferiore rimane confusa ed ectoplasmica.
"Erano cinque." Con un ringhio, il Kyozura si lancia contro il Battlemover, artigli tesi a colpire.
All' ultimo istante, il pilota reagisce e schiva parte dell' attacco: uno degli artigli lo
manca, l' altro graffia profondamente il Battlemover su un fianco. Scintille e metallo
schizzano dalla ferita. L' orientale coglie l' occasione per buttarsi attraverso una tenda e la
finestra che le sta dietro, con suono di vetri infranti, sempre stringendo protettivamente il libro.
Interno notte. Sempre dentro la villa.
Le inquadrature variano, seguendo la lotta tra il Kyozura e il Battlemover. Il demone
attacca senza riserve, schivando facilmente i raggi di energia psichica che il Battlemover
emette quando si offre una possibilità. Il pilota sembra avere difficoltà molto maggiori nello
schivare i continui assalti; ogni colpo mancato dai due combattenti causa distruzione nella
stanza. Il Kyozura ringhia bestialmente e si scaglia contro il Battlemover per l' ultimo
assalto. Il Battlemover attende passivamente, sembra sconfitto. All' ultimo istante, mentre gli
artigli si avventano contro di lui, il pilota para l' assalto afferrando il Kyozura per i polsi;
i lunghi artigli del Battlemover brillano di un' energia simile a quella che prima emetteva
sotto forma di raggi. Il Kyozura rimane scioccato; l' umano può toccarlo! Il pilota coglie
l' occasione per attaccare con i raggi d' energia, che stavolta vanno a segno. Il demone urla
di dolore e si libera dalla stretta del Battlemover, ma questo continua a incalzarlo attaccando
questa volta con gli artigli. Uno colpisce, e nuovamente il demone urla di dolore, stringendo
la ferita dalla quale sgorga sangue nero.
Esterno notte. Vicino alla villa.
L' orientale sta correndo. I suoi abiti sono laceri in alcuni punti, ma non sembra che egli sia
ferito, e ha ancora il libro con sé. Raggiunge una moto sportiva blu, ripone il libro in un bauletto,
la inforca e parte a tutta velocità.
Interno notte. Dentro la villa.
La lotta è ormai al termine. Il demone, costretto ai ferri corti, tenta la fuga attraverso i muri,
ma il più veloce Battlemover lo raggiunge e lo punisce. Ansante e grondante icore, il demone
monta un ultimo, frenetico assalto; i suoi colpi partono a una velocità mai raggiunta prima, e il
Battlemover li schiva con difficoltà. Alcuni giungono a segno, graffiando l' armatura, strappando
servomeccanismi, schizzando olio. Finalmente, il pilota amministra il colpo di grazia, e con un
ululato il Kyozura si dissipa come neve al sole.
Esterno notte. Sul tetto della villa.
Il Battlemover balza agilmente sul tetto da un punto fuori vista. Un piano ravvicinato mostra i
numerosi danni subiti durante la lotta, il pilota sta ansimando. L' inquadratura passa a
una vista da dentro l' armatura, come se si guardasse attraverso gli occhi del pilota. Sul display
da combattimento viene evidenziato un punto in movimento; lo zoom mostra la moto che si
allontana. Compare un mirino sullo schermo. Esternamente, si vede il Battlemover mettere in
posizione di lancio un grosso missile. L' ordigno sembra un pesce predatore pronto a
scagliarsi contro il cibo. Il missile viene lanciato. Per qualche secondo non succede nulla, poi
un' enorme palla di fuoco azzurro si accende nella notte, illuminando a giorno il paesaggio
e creando nette demarcazioni tra luce e ombre. Il Battlemover si raddrizza e si sente la voce
del pilota attaraverso il sistema di comunicazione. "Qui tenente Oshida. Missione compiuta.
Impossibile recuperare l' oggetto in questione. Dite ai ragazzi del settore ricerca che il
Kaze no Ryo funziona perfettamente, e che gli offrirò un giro appena sarò tornato. Chiudo."
Parte una musica trionfale, la scena si congela, e iniziano a scorrere i titoli di coda.
By TrAsH (151.25.34.222) lunedì 19 febbraio 2001 - 20:33 |
Un uomo riposava beato all'ombra di un albero quando un amico gli disse: "ehi,perchè non vai a fare un pò di legna?" "a che scopo?" "per venderla...col denaro ricavato puoi comprare un asino e distribuire la legna di casa in casa. così guadagnerai altri soldi e potrai comprarti un camion, poi una segheria ed altri camion. in questo modo ti creerai un impero. " "a che scopo?" " per diventare milionario e potertela prendere finalmente comoda" "e tu cosa credi che stia facendo?"
By Metroid (62.11.158.180) lunedì 19 febbraio 2001 - 22:02 |
ahahahah!
davvero forte trash!!
ah ahahahaha!!!mi sto sbellicando!!!
no..le lacrime!!ahahahaha!!!!sei grandiosa!!!!
ahahaha!!Un genio!!!!
By Clint (62.122.9.104) giovedì 08 marzo 2001 - 20:20 |
Questa me la segno davvero
By pugnodiferro (62.98.199.143) sabato 10 marzo 2001 - 01:11 |
XIX secolo: il pretendente si recava a casa della
sua amata per chiederne la mano ai genitori, i
quali, molto poveri, erano particolarmente
interessati alla dote dello sposo.
Il poveretto, purtroppo, era povero anche lui e
si presentò con i pantaloni bucati.
I genitori della sposa lo fecero sedere su una
sedia di paglia sfondata e, al colmo della
sventura, il gatto di casa iniziò a giocherellare
vivacemente da sotto la sedia coi genitali del
poveretto dai calzoni bucati!
"Allora, giovanotto" disse il padre della ragazza
"Cosa abbiamo per dote per mia figlia? Ella è
indecisa e non sa se accettare la sua proposta!"
"Egregio signore" rispose il pretendente "Sarà
meglio che sua figlia si decida alla svelta
oppure della dote ne rimarrà ben poco!"
By Tyler mercoledì 17 luglio 2002 - 20:07 |
finito qui?
By Pugnodiferro mercoledì 17 luglio 2002 - 20:17 |
Certo, non è difficile capire in cosa consistesse la "dote" del poveretto... solo e unicamente i gioielli di famiglia
By Ettore giovedì 18 luglio 2002 - 19:12 |
-NONNA NONNA, MA NELLE FRITTOLE GHE VA J OVI?
-SE TE URTI FORTE SI!
By rastonza venerdì 19 luglio 2002 - 14:30 |
SPACCIANEVE E I SETTE NASI (mi ha fatto morire quindi ve la riporto!)
Spaccianeve viveva ai margini del bosco fatato,
un monolocale fuori equo-canone semi arredato,
e si guadagnava da vivere non vendendo rose,
bensì campava smerciando la dose.
Con lei abitavano i sette Nasi contenti
che poi erano i suoi migliori clienti:
c'erano Spinolo, Passalo, Scaldalo, Pillolo, Trippolo e Rollo,
e infine Sniffolo, che era di tutti il rampollo,
si alzavan di mattina a un'ora molto presta
e prendevano la pista attraverso la foresta,
era una pista lunga e polverosa
che conduceva a una radura erbosa,
dove i Nasi lavoravano tutta la settimana
coltivando papaveri e canapa indiana.
"Andiam (sniff-sniff) andiam (sniff-sniff),
andiamo a coltivar tanti bei papaveri da raffinar,
e noi vogliam (sniff-sniff) vogliam (sniff-sniff),
vogliamo respirar la polverina che ci darà la felicità!"
Ma Spaccianeve dirigeva la piantagione
e suggeriva moderazione:
"ortate pazienza miei giovani amici,
mettete un freno alle vostre narici,
soltanto se i raccolti saranno buoni
verranno soddisfatte le vostre aspirazioni"
Intanto la malvagia Regina
nel suo superattico con piscina
stava armeggiando senza fretta
con uno specchio e una lametta,
ah, no, scusate, mi son sbagliato,
con uno specchio sì, ma fatato.
"Specchio, specchio delle mie brame
chi ha la roba più buona del reame?"
"Regina, una volta l'avevi tu,
ma ora Spaccianeve ne ha più buona e molta di più!"
"Ah, sciagurata! Come osa ostacolarmi?
Dimmi dov'è, sicché io possa vendicarmi!"
"AI bordi del bosco valla a cercare
e questo strano frutto in regalo le dovrai portare."
Così la Regina partì un bel mattino
sotto mentite spoglie di un pusher marocchino
e giunse poco dopo alla casina
portando in tasca una siringa piena di stricnina.
"Benvenuto amico mio, posso darti una mano?"
disse Spaccianeve quando vide l'Africano,
gradisci un chilom, un trip, un caffè con la panna?"
aggiunse poi, rollandosi una canna.
"Gara Sbaggianeve, di ringrazio dell'invido
e g'hai gulo ghe sdasera sono brobrio ben fornido!
Gosa ne digi di farmi endrare
gosì questa bella bera gi bossiamo sbarare?"
Spaccianeve accettò volentieri la proposta,
senza neanche immaginare la malvagità nascosta,
ma poco dopo cadde riversa sulla schiena
con l'ago ancora piantato nella vena.
Ora la Regina, tornata normale,
quella sventurata si mise a sbeffegiare:
"Guardati, Spaccianeve, sei ridotta ad uno straccio,
ed ho di nuovo io il monopolio dello spaccio!
Vedi cosa succede alle persone golose?
Chi troppo vuole alla fine si ritrova in overdose!"-->
By rastonza venerdì 19 luglio 2002 - 14:32 |
Immaginate voi lo strazio e la disperazione
che colse i nasetti di ritorno dalla piantagione,
il primo di essi aprendo la porta
la vide distesa che sembrava morta:
"Oh, Spaccianeve, dicci chi è stata
chi ti ha venduto roba tagliata!
Come faremo noi la mattina
senza la magica polverina?"
E rimasero a fissare quel corpo inerte
che aveva le gambe tutte scoperte:
"Certo però che è proprio carina!"
sussurrò Sniffolo con la sua vocina,
rispose Rollo "Che vuoi che ti dica,
è sempre stata un gran pezzo di fi_ca,
ma adesso che è in coma non sente niente,
potremmo farcela tranquillamente!"
Così si disposero in fila indiana
davanti all'ingresso di quella tana,
entrando a turno per pochi minuti,
finché tutti quanti non furon venuti.,
quindi riposero quel corpo giallo
dentro una bara di puro cristallo
e dopo un viaggio di pochi minuti
la scaricarono in mezzo ai rifiuti.
Da quel dì vissero nella disperazione
trascurando persino la piantagione,
e diedero fondo con ritmi indecenti
alle riserve di stupefacenti.
Era da tempo finita la scorta
quando qualcuno bussò alla porta,
e di chi era quel tocco lieve?
Ma che domande, di Spaccianeve!
L'accolsero tutti con entusiasmo,
addirittura quasi sfiorando l'orgasmo,
quindi le chiesero come si chiamava
quel tipo strano che l'accompagnava.
"Cari Nasetti, prestate attenzione,
è a lui che devo la resurrezione,
è dolce come il miele, tenero come il burro
ed il suo nome è Principe Buzzurro!"
Costui era un tipo un casino alternativo,
capelli lunghi, la barba, lo sguardo primitivo,
i jeans unti e strappati, portava un grosso anello,
gli puzzavan le ascelle, fumava lo spinello,
e quando i sette Nasi gli chiesero una spiegazione
lui rispose così, grattandosi il panzone:
"A nasè, cioè, io stavo a rovistà n'a monnezza
quando d'un tratto te vedo 'sta bellezza,
stava ferma, distesa, tutta sbracata,
e che dovevo fà, io m'a sò chiavata!"
"E lei - chiesero stupiti i Nasi - si è svegliata?"
"No, però la voja mica m'era passata,
e lei stava sempre la, dentro 'sta scatola de vetro,
aho, io l'ho ggirata, m'a so' fatta pure dietro!"
"Ed a a quel punto - insistettero i Nasi - che lei si è risvegliata?"
"Manco pe' gnente, però la voja io me l'era levata.
Me ne stavo a annà, abbonandome i carzoni
quando questa caccia n'urlo - mi cojoni!
'A moré - me dice - pe' tutta 'sta trafila
vedi un po' de calà na bbella centomila!"
E siccome che 'sta cifra nu je la potevo dà
m'ha chiesto de seguirla, ed ora eccoce qua!"
E da quel giorno vissero ai margini del bosco
Spaccianeve, i sette Nasi, con in più quel tipo losco,
ripresero a coltivare, e tutto andava bene
anche perché avevano le narici sempre piene,
mentre invece la Regina, travolta dall'egoismo
si era data addirittura all'alcoolismo.
"Tutto è bene ciò che ti fa star bene", dice il saggio
e a volte ne basta appena un assaggio.
Ma... lunga la pista, stretta la via,
occhio che arriva la Polizia!!
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